Psicologia

Conosciamo meglio il prof. Michel Hardy

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Michel Hardy è nato a Vienna, città di Freud, Adler e Jung, più di sessant’anni fa in una famiglia austriaca con grande attenzione alla cultura umanistica. Il padre è docente dell’Accademia delle Belle Arti e la madre casalinga, mentre Michel consegue prima la maturità di liceo classico per dedicarsi poi anche lui agli studi universitari nelle orme del papà. 

Si laurea cinque anni dopo in filosofia, indirizzo artistico, e comincia il suo viaggio all’avanscoperta del mondo. Prima abita a New York, poi a Parigi per approdare infine nel bel paese, più esattamente a Milano.

La sua permanenza italiana, che si protrarrà per più di trent’anni, lo fa appassionare sempre più ai misteri dell’anima. Consegue il Doctorat Professionel en Discilpines Psychologiques Empiriques a Bruxelles, presso la prestigiosa l’ Université Européenne Jean Monnet e di seguito si iscrive al Ordre Europeenne des Psychothérapeutes in Belgio. In Italia, nello stesso periodo, diventa prima Counselor con Approccio Empirico approvato F.A.I.P. (Fed. Assoc. Ital. di Psicoterapia) e poi Counselor-Trainer. La sua passione è il processo evolutivo dell’essere umano, ossia la sua capacità di riportarsi a un ordine d’amore invece di indagare soltanto sui propri malesseri. Fonda la Libera Università di Discipline Psicologiche Empiriche a Milano che, negli anni a venire, diventerà uno dei luoghi italiani d’eccellenza per intraprendere un viaggio con se stessi. Seguono poi il Centro Studi Michel Hardy e infine la SIDAE – Studi Internazionali dell’Approccio Empirico, ormai con otto scuole su tutta la penisola.

In tre decenni di lavoro con l’anima, Hardy ha costellato la sua carriera con molteplici successi: il Metodo MH diventa una realtà internazionale; fonda l’Accademia del Sé e tiene negli anni innumerevoli seminari, workshop e congressi; lavora con miglia di persone in tutto il mondo, sviluppando una nuova tecnica interattiva nei suoi colloqui; è il primo in Italia a tenere già negli anni novanta corsi oncologici, riservati a malati di cancro, portandoli a convivere in maniera diversa con la propria malattia. Nell’ultimo decennio aggiunge poi un nuovo campo di competenza alla conoscenza dell’Anima: si dedica alle nuove frontiere della Biogenetica, ossia a come rallentare l’invecchiamento biologico e raggiungere l’età avanzata in piena salute fisica e psichica, diventando un consulente ricercato nell’ambito delle scienze alimentari, del movimento rigenerativo e della parte integrativa.

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Il seminario “il Bambino Interiore” con Michel Hardy si svolge dal
7 al 8 giugno presso la nostra sede di Poliambulatorio Benessere.
Per pronotare un colloquio online o la vostra prossima visita,
rivolgetevi alla nostra segreteria al numero 329 1836700

Prof. Hardy, perché una persona si dovrebbe rivolgere a lei?

“Direi per cambiare qualcosa di importante nella sua vita, qualunque sia il punto di partenza. Potremmo anche dire, per intraprendere un piccolo viaggio con sé, che da solo sarebbe difficile se non impossibile affrontare. Ma esistono così tanti buoni motivi per incamminarsi, alcuni più “leggeri” e altri più “pesanti”… La pesantezza nasce dal fatto che in molti stanno già sperimentando degli effetti spiacevoli sul proprio corpo fisico, chiamasi malattia

Avevo cominciato ad approfondire questo argomento ormai decenni fa, essendo stato il primo in Italia che alla fine degli anni novanta ha proposto dei corsi “oncologici”, riservati ai malati di cancro. Oggi potrebbe sembrare quasi normale riconoscere la malattia, ogni malattia, come specchio di qualcosa che noi stessi portiamo nel gioco, legata a un nostro modo di fare o a delle convinzioni profonde su noi stessi, sugli altri o sul mondo intero… ma allora non era per niente così. 

È importante comprendere la malattia come sintomo e non come causa. Essa è già la conseguenza di qualcosa, e non l’origine. Come se fosse un linguaggio segreto del nostro corpo, che ci comunica che da tempo stiamo camminando nella direzione sbagliata, piuttosto che una semplice casualità o una sfortuna. Non importa in quale ambito o in quale maniera essa si presenta, sicuro è che noi la stiamo co-creando. Sarebbe importante aprirci a questa nuova consapevolezza per poterne uscire, invece di consegnarci cecamente alla sola arte medica senza chiamarci in causa. E così ho imparato ben presto a decifrare questo linguaggio segreto, potendo offrire a chi lo desidera una comprensione diversa di se stesso. E guarda caso, mentre la persona recupera un terreno interiore che è andato perso nel tempo, mentre si libera di vecchie paure, rancori o sensi di colpa, spesso anche la malattia retrocede, come se avesse perso il suo humus sul quale è cresciuto. E questo è sempre la preoccupazione principale di chi porta motivi più “pesanti”: guarire le cause emotive, mentali e sensoriali della malattia. 

E i motivi più “leggeri” invece…?

Beh, esistono così tanti buoni motivi per incamminarsi con sé stessi. Alla fine, però, l’intento si riduce quasi sempre a uno solo: voler scoprire le radici oltre il velo! Ritrovare il bandolo della matassa che da sempre ci sfugge, ma che puntualmente si ripresenta non appena ci muoviamo nel mondo. Magari la persona sperimenta già disagi, difficoltà o momenti difficili, anche se non si presentano ancora come sintomi fisici. 

In un certo senso, quindi, occuparsi di sé stessi costituisce la miglior prevenzione? 

Certamente, l’igiene emotiva sarebbe la prevenzione più indicata, anche se non è mai quella la vera ragione per la quale si va all’avanscoperta di sé stessi. Solitamente sono altri i motivi, per i quali ci si mette in moto: voler stare meglio con se stessi o con gli altri; comprendere le proprie dinamiche relazionali per poter finalmente imbastire una vita di coppia appagante; comprendere perché si attiri sempre dei partner “sbagliati”; liberarsi dal peso del proprio passato e da ciò che io chiamo le proprie “strategie di autoboicottaggio”, ossia atteggiamenti e modalità che adoperiamo senza esserne consapevoli, ma che ci tengono lontano da ciò che vorremmo raggiungere; “crescere” emotivamente e far pace con la nostra parte “bambino”; … e molto, molto altro ancora”.

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Che cosa può fare per la persona e come si svolge il suo intervento?

“Sai, negli anni ho compreso tante cose sull’anima umana e di quanto siamo bravi a “raccontarcela”, ossia di mettere in fila i fatti della nostra vita in modo che non ci turbino. Ho perfino creato il Metodo MH che si basa su un protocollo chiamato Approccio Empirico! 

Ho pubblicato sei libri sull’argomento, anche se in Italia stiamo varando soltanto il primo. Di fatto esiste una maniera per “allineare” la persona nuovamente all’Ordine naturale, a prescindere di quale disagio stia vivendo, equilibrando il suo mondo emotivo grazie all’Approccio Empirico. Questo può avvenire in due maniere, o attraverso degli incontri individuali o in piccoli gruppi. Spesso però utilizzo una combinazione di entrambi, ciò risulta particolarmente efficace. 

Ovviamente i seminari offrono una possibilità di “manovra” maggiore, visto che la forza di un cerchio di persone è alquanto superiore alla presenza di una sola persona in studio. Ancora più importante, però, è il fatto che all’interno dei seminari possiamo utilizzare tecniche sensoriali, ossia rilasci emotivi, giochi di consapevolezza e una tecnica chiamata rispecchiamento empirico. Di fatto succede sempre qualcosa, ogni volta che prendiamo in mano il nostro “zainetto”…

Zainetto? Che cosa intendi…?

A volte utilizzo questa metafora a me molto cara, perché tutti noi ci ritroviamo a reggere uno “zainetto” sulle spalle, che si forma già durante i nove mesi di gestazione nel ventre materno e che contiene tutta la nostra consegna famigliare ed empirica oltre a tutto ciò che in seguito impareremo durante la nostra infanzia. Esso contiene le nostre convinzioni più profonde su noi stessi, sugli altri e sulla vita, così come le abbiamo decifrate da piccoli, oltre a tutte le “strategie operandi” assimilate. 

Nessuno di noi nasce “imparato” e così apprendiamo tutto ciò che faremo da grandi già nei primissimi anni della nostra vita. A me, naturalmente, interessa la parte più “scomoda” di questa consegna, quella che solitamente non ci piace né ricordare né esaminare, ma che è sempre alla base dei disagi che sperimentiamo ogni singolo giorno. Portare alla luce il contenuto di questo zaino, porta spesso delle grandi sorprese e – non appena affiora in superficie ciò che non abbiamo mai voluto vedere – possiamo portarlo all’esterno e rilasciarlo, questo soprattutto lo facciamo durante i seminari GIOCANDO! Si, giocando: a volte in maniera ludica e altre con l’utilizzo del nostro corpo, l’unica parte AFFIDABILE di noi. Perché – come dico spesso – la mente mente fondamentalmente, ma il nostro corpo no. Mentre negli incontri individuali prevale la parte colloquiale, nei seminari possiamo adoperare modalità ben diverse e divertirci insieme”.

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Ma un singolo colloquio può veramente fare la differenza?

“Si, se ci credi o no, fa proprio la differenza: il fatto di non essere più ignari delle proprie strategie di auto-boicottaggio che in una sola ora portiamo a galla, per poi decidere insieme il da farsi. Dopo 30 anni di mestiere riesco a tradurre i racconti delle persone in maniera spesso inconsueta, maniera che offre nuove prospettive e scopre scenari celati. Di norma riesco a leggere tra le righe e intravedere diversi aspetti, soprattutto per quanto riguarda i risvolti emotivi e le loro conseguenze corporee. Ma non è soltanto “cosa” vedo, anche “come” poi insieme riusciamo a interpretare queste rivelazioni per trasformarle in una concreta consapevolezza su di sè. 

Adoperando la “Grammatica dell’Essere”, ossia una collana di sei libri che ho scritto e pubblicato per gli studenti dell’Accademia del Sé, un circuito di Evoluzione Personale che ho istaurato già alla fine degli anni Novanta, ciò che “vedo” si differenzia radicalmente dalle visioni e opinioni della persona stessa. Direi quindi, che potrebbe veramente fare la differenza regalarsi almeno un singolo colloquio, aprendo così una nuova parentesi della propria vita”.

Quale è la diversità tra l’Approccio Empirico e quello psicologico?

“L’Approccio Empirico nasce già negli anni Novanta a Vienna, mia città natale, patria della psicologia di Freud, Adler e Jung. Il suo intento primario è indagare sull’esistenza di un ordine naturale dietro le quinte emotive dell’essere umano, in modo da COMPRENDERE ALCUNE DINAMICHE DELLE NOSTRE AZIONI CHE DIVERSAMENTE NON SAREBBERO SPIEGABILI.

Come quando si vuol indagare sull’alta marea scrutando soltanto il fondo marino o sul susseguirsi delle stagioni incuranti dell’influenza del sole, della luna e della intera galassia, a volte anche l’agito del singolo sembra muoversi all’interno di coordinate diverse da quelle psicologiche o emotive. Come se i moti profondi dell’essere umano fossero “declinati” da un ‘’disegno al di fuori di lui”, più grande e onnicomprensivo, in grado di rivelare correlazioni sorprendenti tra due livelli apparentemente slegati: uno alla luce del sole, ben manifesto, e l’altro più profondo e invisibile. Ed è così che comincia il viaggio!

Personalmente adopero l’Approccio Empirico come strumento di lettura principale, il cui punto di forza consiste proprio nel fatto di poter rivelare il principio di causa-effetto anche là, dove di norma si vedrebbe solo casualità, fortuna o “sfiga”. Esso non considera l’ombra come un complesso di desideri repressi, eccessi e trasgressioni rinnegate, come fa la psicologia, bensì come un insieme di qualità e attitudini maschili e femminili che – per quanto possano risultare scomode – sono straordinariamente “preziose” per l’equilibrio del proprio essere. 

Individuare e integrare i nostri meccanismi d’ombra costituisce il processo più importante della nostra vita, che può essere attuato soltanto a livello profondo e mai attraverso la sola comprensione analitica. Una meta che da sempre costituisce il punto d’arrivo per ogni percorso di evoluzione personale e, quindi, anche per l’Approccio Empirico

Esiste però una definizione più poetica, che descrive l’operato del Metodo MH e che mi piace molto: l’Approccio Empirico scioglie le resistenze, ossia i pensieri, le emozioni e i sentimenti che creano un muro tra noi e l’esistenza. E quando le barriere cadono, ci scopriamo improvvisamente in armonia con il tutto, ma NON solo in armonia… scopriamo che in realtà SIAMO IL TUTTO”.

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Che relazione c’è tra anima e corpo, tra benessere emotivo e malattia per intenderci?

Il nostro corpo esprime semplicemente ciò che siamo e rispecchia il modo in cui ci rapportiamo al mondo… niente di più e niente di meno. In molti credono che si tratti di ambiti a sé stanti, che il livello fisico, emotivo, mentale e perfino spirituale siano slegati tra loro, ignorando che la scienza moderna conferma da tutti i punti di vista che in verità costituisce un tutt’uno. 

Già nell’antichità era noto che “mens sana in corpore sano” fosse un paradigma fondamentale per il nostro ben-essere. Tradotto significa, che una psiche sana alberga soltanto in un corpo sano, parafrasi che ovviamente è anche reversibile: un corpo sano può esistere soltanto in presenza di un mondo interiore sano. 

In altre parole: ogni approccio disarmonico che abbiamo verso il mondo, ossia ogni convinzione empiricamente errata, ogni nostro agito che trasgredisce le regole dell’Ordine Empirico e perfino una qualità d’amore insufficiente genera uno squilibrio su tutti gli altri piani

Per far regredire una manifestazione di squilibrio (che generalmente chiamiamo malattia), l’Approccio Empirico invita il corpo ad esprimersi nel suo linguaggio originario e senza la censura della mente. A tale scopo NON utilizza tanto il movimento, come si potrebbe supporre, ma soprattutto catalizzatori emotivi” in grado di farci accedere nuovamente ai momenti in cui i nostri squilibri si sono creati. 

Intendo i momenti difficili della nostra infanzia e tutti i parametri emotivi che da allora si sono formati. In questo senso i giochi di gruppo e quelli che possiamo attuare durante le sedute individuali, portano in superficie le esperienze “negative” incamerate, al fine di rilasciare l’energia trattenuta a un livello profondo e di conseguenza anche i sintomi provocati sul nostro corpo fisico”.

Quanto tempo ci si mette per stare nuovamente bene con sé stessi?

“Dal momento in cui comincio a lavorare con una persona, la mia attenzione non è tanto focalizzata sul suo eventuale disagio fisico, perché esso è soltanto la conseguenza – ossia il “sintomo” (se preferiste questo termine) – di una causa più profonda. Ed è quest’ultima che ha portato fuori equilibrio l’asse mente-corpo, materializzandosi nella nostra vita spesso come malattia. Ciò significa che mi occupo della persona e non della sua malattia, della causa e non della conseguenza, facendo in modo che l’individuo si “riscopra parte del TUTTO”. 

A questo scopo invito la persona all’ avanscoperta del suo mondo personale e razionale, mentre i seminari servono a “riscoprirsi” nei diversi ambiti della propria vita con coordinate empiriche più sane, i colloqui individuali mirano a trovare il bandolo della matassa che da sempre gli sfugge ma che si ripresenta in ogni dove. 

Andiamo a indagare sui suoi meccanismi di auto-boicottaggio e lavoriamo sul suo stato di rabbia, il tutto coadiuvato attraverso delle nuove coordinate empiricamente più sane. Dopodichè forse si incomincia a capire, che in un progetto di tale portata la questione “tempo” diventa una variabile che necessita di un minimo di respiro per potersi sviluppare al meglio. 

Si tratta piuttosto di un viaggio che si inizia insieme, ma che poi ciascuno porta avanti autonomamente, declinando però il mondo con nuove coordinate. Superati i primi passi, comunque, ciò che ho potuto osservare durante gli ultimi 30 anni, è che IL LIVELLO FISICO SI ARMONIZZA AUTONOMAMENTE non appena si trasformano i primi conflitti empirici in atto. Una nuova e vecchia realtà, caratterizzati da uno stato fisico di salute”.

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E’ indispensabile frequentare i suoi seminari e come si svolgono?

“Non c’è nulla di indispensabile, ma si tratta senz’altro della miglior opportunità per entrare VERAMENTE in contatto con sè e – di conseguenza – tornare in uno stato di armonia stabile. 

I miei seminari sono basati su giochi di consapevolezza ed esperienze di gruppo, tutti all’avanscoperta di sé stessi e incentrati a trovare il famoso bandolo della matassa. In questo viaggio le persone riscoprono non soltanto la loro “luce”, ma anche la loro parte “ombra”, responsabile per ogni eventuale stato di malattia. 

In altre parole: grazie alle nuove coordinate empiriche incrementeranno la loro possibilità di essere felici, risanando il rapporto con sé stessi e imbastendo nuove relazioni appaganti con gli altri! Un viaggio tra luce e ombra, quindi, al fine di riscoprirsi in una nuova “luce” che neanche sapevano di possedere, ma che da sempre desideravano. 

I miei percorsi sono finalizzati A FARCI SUPERARE I LIMITI DEL PASSATO, alleggerendo il suo peso e facendoci scoprire le strategie empiricamente malsane che inquinano la nostra vita personale, relazionale e professionale. Esso è incentrato sulla logica del deficit, ossia su ciò che “non va” nella nostra esistenza, per generare nuovi punti di riferimento emotivi in grado di trasformare l’intera vita. 

Si tratta di un approccio integrato che trasforma tutti i livelli del nostro essere, scoprendo come le leggi dell’Ordine Empirico si impongono sulla nostra vita senza che ne siamo consapevoli.  E mentre il corpo risale alle emozioni bloccate e le integra… l’anima respira e torna a fluire! Come nessun’altro viaggio interiore conferisce senso e profondità all’esistenza, portando chiarezza a tutti i livelli. 

La meta? Guarire! Da che cosa? La relazione che abbiamo con noi stessi e – di conseguenza – anche con gli altri, oltre a tornare a uno stato di salute assoluto. E non come ultimo, un viaggio che ci fa accedere a una qualità d’amore più alta e… finalmente… anche “sufficiente” ai fini empirici”.

Ma è necessario essere malati per poter accedere a tutto questo?

“Assolutamente no, anzi direi che essere malati è già una prerogativa infausta per mettersi in viaggio con sé stessi! Ogni squilibrio fisico manifesto ostacola la ricerca del proprio lato disarmonico. Che cosa intendo? A volte qualcuno mi dice “Michel, abbiamo bisogno di sbrigarci, mi è rimasto poco tempo”

Purtroppo, si tratta di un viaggio interiore in cui non è possibile prendere delle scorciatoie o accelerare i tempi più di tanto, ma in ogni caso strada facendo si vede insieme il da farsi. Il momento ideale per iniziare questo viaggio è, quando non sperimentiamo ancora uno stato di malattia conclamato e quindi non c’è ancora lo stress del tempo che scade. Anzi, i risultati migliori si raggiungono quando mente e corpo si possono abbandonare ai nuovi parametri empirici che durante il percorso si scoprono, portandoli nella propria coppia, nel proprio rapporto con sé stessi e nella vita”.

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