Test Diagnostici – Profilo Infiammatorio da zuccheri e alimenti

Le intolleranze alimentari non esistono, nessun cibo è nemico

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“L’ Italia è uno dei paesi più interessanti al mondo per cultura e varietà gastronomica e quando ci si incontra con parenti e amici è quasi impossibile non parlare di cibo. 

Negli ultimi anni però capita spesso che in queste occasioni qualcuno dica che dopo aver fatto un test di intolleranza si è visto togliere dalla propria alimentazione gli alimenti più svariati: dai pomodori alle farine, dalle patate alle melanzane.

Non è che così facendo rischiamo magari di privare il nostro organismo di preziosi nutrienti e probabilmente gli facciamo anche perdere la capacità di digerirli correttamente?

Per affrontare il tema abbiamo incontrato il dott. Attilio Speciani Medico chirurgo e specialista in Immunologia Clinica e Allergologica che si occupa fin dall’inizio della sua carriera, della relazione tra alimentazione e benessere ed è certamente uno dei massimi esperti nel campo della nutrizione”.

Dott. Speciani, ma queste intolleranze esistono o no?

“L’evidenza scientifica attuale definisce e accetta l’esistenza di due sole intolleranze: l’intolleranza immunologica al glutine (malattia celiaca) e l’intolleranza biochimica al lattosio; solo queste. 

Qualsiasi altro tipo di reazione correlata al cibo non può essere definita come intolleranza.

Il tema delle “intolleranze alimentari” ha spesso creato confusioni e credenze del tutto prive di validità scientifica. 

La relazione tra alimentazione e salute ha però basi scientifiche precise e ben consolidate ed esiste una stretta relazione tra alimentazione e infiammazione. 

Il modo in cui ci nutriamo può influenzare infatti le funzioni del nostro organismo ed essere responsabile dell’insorgenza e del mantenimento di uno stato infiammatorio che porta alla nascita e all’amplificazione di numerosi disturbi e patologie.

Essere in grado di definire il livello di infiammazione presente nell’organismo rappresenta il discrimine tra supposizione e certezza e le più recenti conoscenze scientifiche consentono di comprendere finalmente le soluzioni ai molti problemi di salute correlati agli aspetti infiammatori della nutrizione.

La stessa alimentazione però, se correttamente “usata”, rappresenta una potente arma e un efficace modulatore dell’infiammazione e delle disfunzioni a essa correlate. In questo senso amo ripetere che nessun cibo è nemico”.

Dott. Speciani, lei ha affermato che esiste una stretta relazione tra alimentazione e infiammazione e sappiamo che l’infiammazione del nostro organismo rappresenta un campanello di allarme forte e chiaro per la nostra salute; può spiegare meglio l’innalzamento di questi valori infiammatori a cosa può essere legato?

“Ad oggi l’evoluzione scientifica ha individuato almeno 3 forme di infiammazione, che sebbene possano essere ben distinte, operano in modo sinergico:

 

  1. Infiammazione legata a un’assunzione eccessiva o ripetuta di alimenti.
  2. Infiammazione legata a uno scorretto bilanciamento dei nutrienti nel piatto.
  3. Infiammazione legata a un’assunzione eccessiva di zuccheri.

Approfondiamoli singolarmente:

1)  Assunzione eccessiva o ripetuta di alimenti

“Nel 2007 grazie a conferme e nuove scoperte in ambito scientifico si è potuto spiegare in maniera inconfutabile il modo in cui una maggiore presenza di immunoglobuline G, legata a una assunzione eccessiva o ripetuta di cibo, porti a una iperproduzione di citochine infiammatorie (BAFF e PAF) la cui sovra-espressione è presente in numerose patologie: dal Lupus, alla sindrome di Sjögren, dall’artrite reumatoide alle patologie respiratorie e dermatologiche, dalle sintomatologie infiammatorie oculari ai disturbi che coinvolgono l’apparato digerente. 

Nel giugno 2019 la rivista internazionale “Nutrients” ha pubblicato una ricerca che ha confermato l’importanza delle “IgG alimento” specifiche per definire i Grandi Gruppi Alimentari della popolazione italiana su cui si può costruire, su base scientifica, il suggerimento nutrizionale più adatto a ridurre la condizione infiammatoria.

Oggi attraverso il “Food Inflammation Test” possiamo finalmente misurare (e non supporre) i fattori critici di una infiammazione legata a una assunzione eccessiva o ripetuta di alimenti.

Da un lato si misurano i valori di BAFF e PAF e quindi il livello di infiammazione e dall’altro si valuta quali Grandi Gruppi Alimentari sono a esso correlati. 

Il Food Inflammation Test, è quindi un ausilio importante per le diverse figure professionali che, in base ai risultati, possono gestire il percorso di guarigione costruito sul paziente in modo ancora più efficace”.

2) Scorretto bilanciamento dei nutrienti nel piatto

“Nel 2011 l’Harvard Medical School ha definito delle semplici regole da mettere in atto e che permettono di agire prontamente sull’infiammazione legata allo scorretto bilanciamento dei nutrienti all’interno del pasto: se da un lato l’importanza della fibra e dei cereali integrali, dell’assunzione di frutta e verdura e di proteine era nota da tempo, la corretta “TRIPARTIZIONE” di queste componenti all’interno di un unico pasto, oggi, rappresenta uno straordinario e accertato modus operandi per controllare con l’alimentazione le citochine infiammatorie che agiscono sull’organismo come veri e propri messaggi e segnali, che determinano effetti sul metabolismo, sul sistema immunitario, sul sistema neuropsichico e su quello ormonale.

Ma attenzione, a fianco a un piatto ben bilanciato ci deve essere sempre un avvertimento valido per tutti: stai attivo! L’attività fisica, praticata con continuità è essenziale per il controllo dell’infiammazione e non solo per attivare il metabolismo”.

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3) Assunzione eccessiva di zuccheri

“Oggi sappiamo che il 62% delle reazioni infiammatorie o allergiche di cui non si comprende la causa, può dipendere da un eccesso alimentare di carboidrati semplici, a veloce assorbimento, o di zuccheri (fruttosio compreso), correlati alle maggiori patologie cosiddette “non trasmissibili”, dovute a un aumento dell’infiammazione e alle cascate patologiche che ne derivano.

Gli zuccheri sono responsabili di importanti modifiche, spesso irreversibili, a livello cellulare e proteico: la presenza eccessiva di zuccheri nel sangue, infatti, causa fenomeni di glicazione in diverse molecole, tra cui le proteine, il cui corretto funzionamento è strettamente correlato alla loro struttura tridimensionale. Una proteina “caramellata”, come spiegano i nostri medici per lanciare un messaggio facilmente intuibile, è una proteina che non svolge a pieno la sua funzione o che la svolge in maniera errata.

Misurare i danni da zucchero è sicuramente la sfida del ventunesimo secolo e, fino ad oggi, i mezzi a disposizione si sono dimostrati incompleti. 

Per tale motivo si è definito su base scientifica un Test denominato “Glyco Test” che permette di analizzare in maniera integrata due marcatori (Albumina glicata – GA% e Metilgliossale – MGO) in grado di identificare precocemente eventuali danni da zuccheri. 

Questi dati consentono al professionista di aggiungere alla indispensabile conoscenza di emoglobina glicata e glicemia, ulteriori biomarcatori che rendono il quadro clinico del paziente sempre più chiaro e di conseguenza migliorabile attraverso le indicazioni competenti di un professionista attento.

Il mio ultimo libro, “Le intolleranze alimentari non esistono” porta come sottotitolo “La relazione infiammatoria tra cibo e salute finalmente spiegata in modo scientifico”. All’interno vengono affrontate in modo organico queste tre forme di infiammazione da cibo e viene spiegato come mettere in pratica questa conoscenza nella propria quotidianità”.

Dott. Speciani sembra di capire quindi che il tema dell’alimentazione sia più complesso e affascinante di quanto spesso si creda ma al contempo ci sono indicatori scientifici che possono indirizzare comportamenti alimentari utili a riconquistare il proprio benessere. É così?

“Certamente! Agire prontamente sulle 3 tipologie di infiammazione è sicuramente la modalità più efficace per contrastarle. 

Ogni professionista della nutrizione, ben formato, può ottenere risultati talvolta sorprendenti sulle patologie acute e croniche di difficile interpretazione. 

I sintomi legati all’alimentazione possono dipendere dal tipo di cibo mangiato, dalla presenza eccessiva o ripetitiva di zuccheri e dal “timing” alimentare e dal modo in cui si mangia. 

Tutte condizioni modificabili senza mai rinunciare del tutto agli alimenti e aiutando a riconquistare un’alimentazione varia e completa.

L’obiettivo dell’esperto è mettere a disposizione un mezzo valido in grado di inibire i fattori scatenanti e che abbia un ruolo cardine sia per la prevenzione che per la cura della salute della persona. 

La vera sfida della medicina e dei suoi operatori è creare iter terapeutici che abbiano il paziente, con le sue sfaccettature cliniche ed emotive, al centro del percorso. 

Questo è il motivo per cui la medicina personalizzata e lo studio di nuovi biomarcatori è sicuramente, ad oggi, l’arma più innovativa e vincente per migliorare il benessere della persona basandosi su criteri scientifici, comunicabili e trasmissibili.

Da ricercatore posso pensare che a breve arriveremo a conoscere anche altre forme di infiammazione alimentare. Una volta capito che malattie come l’artrite, le malattie autoimmuni, l’emicrania e tutte le forme irritative intestinali sono fortemente dipendenti dal tipo di cibo che si mangia o dal modo in cui lo si usa, la ricerca delle possibili cause alimentari non è più solo una curiosità ma diviene una prassi attenta del proprio modo di fare il medico.

Di certo siamo di fronte a un evento rivoluzionario. Il cibo non è più un nemico, ma un potente alleato per riconquistare la guarigione e il benessere attraverso il fisiologico e naturale rapporto con esso”.

Si dice che circa 2400 anni fa Ippocrate amasse affermare: “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Dott. Speciani, alla luce di quello che ci ha raccontato questo pensiero sembra essere ancora oggi estremamente moderno… cosa ne pensa?

“Certo. Oggi abbiamo la possibilità, se un cibo è di qualità, di verificare quanto sia adatto alle necessità individuali. Il buon senso di un tempo applicato con la scienza di oggi”.

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