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Cannabidiolo: scopriamo le sue importanti proprietà terapeutiche
Ne abbiamo parlato con il prof. Paolo Walter Gabriele, neurologo e neurochirurgo.
Indice
Premessa
La pianta della canapa (nello specifico quella della famiglia della Cannabis Sativa dalla quale deriva la cannabis light italiana) contiene oltre 80 cosiddetti cannabinoidi che si trovano esclusivamente in questa pianta e prevalentemente sotto forma di acidi carbossilici.
Il cannabinoide più importante nonché il più studiato è il tetraidrocannabinolo (THC), noto per essere il responsabile dell’effetto psicotropo della cannabis. Un altro importante cannabinoide per molto tempo sottovalutato ma che al momento sembra essere sulla cresta dell’onda, è il cannabidiolo (CBD) il quale, diversamente dal THC, non ha effetto psicoattivo. Anzi pare proprio che le sue molecole abbiano la capacità di interagire con quelle del THC riducendone parzialmente l’effetto psicotropo.
Ma il motivo per cui tanto si parla di CBD è un altro, anzi sono diversi, perché secondo tantissimi studi medici importanti il CBD offre numerosi effetti terapeutici rilevanti. Infatti ormai in molti paesi del mondo è riconosciuto per l’efficacia nel trattamento di una grande varietà di disturbi, soprattutto come analgesico, antinfiammatorio e antiepilettico di origine naturale.
Le possibilità di applicazione medica del CBD sono attualmente in grande evoluzione poiché le ricerche scientifiche si stanno recentemente sempre più concentrando sulle capacità di questa sostanza ogni giorno sembrano dimostrano la validità di utilizzo in campo medico.
Si chiama CBD e viene ancora confuso con la marjuana, o cannabis.
Il cannabidiolo, da cui la sigla CBD è presente in tantissimi vegetali e non va confuso con il THC, il tatraidrocannabidiolo, la componente psicoattiva dell’erba o canna che dir si voglia.
Non è il caso di fare di tutt’erba un fascio, anche se la componente psicotropa del THC ha comunque degli importanti utilizzi già validati in medicina. Il CBD si sta diffondendo rapidamente e in maniera selvaggia su internet e nelle erboristerie, più come moda panacea senza conoscenze sulle proprietà specifiche e sulle dosi minime efficaci che valgono sia per i farmaci che per gli integratori. Il cannabidiolo presente nei vegetali e non solo nella cannabis, come integratore e anche principio attivo, ha la capacità di agire sull’intero Sistema Endocannabinoide (SEC) dei mammiferi dell’homo sapiens.
Un sistema di governo delle funzioni più importanti della fisiologia, che collega Sistema Nervoso Centrale e Periferico attraverso milioni di recettori di cannabinoidi che interagiscono con molecole prodotte dal nostro stesso organismo. Il termine “endo” deriva da endogeno, prodotto all’interno del nostro organismo, mentre cannabinoide è un termine mutuato dalla natura, cioè da quei composti capaci di attivare questo straordinario sistema di governo del corpo e della mente. Umore, sonno, fame, memoria, muscoli, difesa immunitaria.
Il CBD agisce regolando l’Anandamide, il primo endocannabinoide scoperto dagli scienziati. Il nome dal termine ananda, una parola sanscrita che significa benessere, gioia, beatitudine.
I recettori dei cannabinoidi del nostro corpo sono molecole chimiche chiamate agonisti che funzionano come serrature. Due specifici recettori cellulari primari: CB1 e CB2.
I recettori CB1 sono presenti soprattutto all’interno del cervello (ipotalamo e amigdala) e midollo spinale e nelle terminazioni nervose.
I recettori CB2 sono concentrati nelle cellule del sistema immunitario e del sistema nervoso periferico. Sono quindi protagonisti anche della risposta immunitaria e antinfiammatoria.
Grazie alle funzioni sistemiche dell’asse endocannabinoide che la ricerca mondiale sta accertando, l’intera medicina finalmente può vedere l’uomo nella sua interezza e nella sua regolazione biochimica, superando le rigide divisioni della nomenclatura delle patologie, soprattutto quelle psichiche, lo sguardo clinico finalmente può mettere in relazione sistemica aspetti fisiologici impensati, collegati dalla stessa disfunzione come ad esempio la depressione con l’ipertensione e la stessa fibromialgia, finora separati da ambiti della medicina specialistica.
Singoli aspetti dal sistema endocannabinoide hanno già riscritto pezzi di storia della medicina, ad esempio con la scoperta italiana dell’ormone della serotonina un secolo fa e, negli anni ottanta, della sua efficacia farmacologica per contrastare le forme depressive che sono dilagate negli ultimi cinquanta anni.
“Ora si può comporre il mosaico dell’intero sistema endocannabinoide con efficacia terapeutica impensabile sui disturbi dell’intero asse”, questo lo scopo della ricerca terapeutica del professor Gabriele.
La disfunzione del sistema endocannabinoide gioca un ruolo importante nella patogenesi di diversi disturbi, come la dipendenza da droghe, i disturbi dell’umore, l’ansia e i disturbi psicotici. I trattamenti farmacologici delle benzodiazepine si sono rivelati inefficaci, dato che hanno effetti per periodi limitatissimi e con molti effetti collaterali. La stessa ipertensione che è strettamente correlata ad un’alterazione cronicizzata dei valori di adrenalina, risponde bene nell’arco di sessanta giorni ai trattamenti di CBD, tendendo a regolarizzare i valori pressori in linea con riequilibrati valori basali di adrenalina. Anche in considerazione del fatto che molti farmaci antiipertensivi, dopo alcuni mesi perdono la loro efficacia.
“Quindi quando si assume il CBD fitocomplesso come integratore in dosi efficaci, che purtroppo i preparati a base di olio di canapa sativa non permettono, interveniamo sull’intero asse endocannabinoide, con risultati terapeutici sistemici di riequilibrio disfunzionale, dal sonno migliore, alle forme depressive, all’aggressività impulsiva, e ai disturbi dell’umore, persino al dolore percepito che migliora innalzando le soglie nell’area cerebrale del talamo”.
Il cannabidiolo ha impieghi rivoluzionari per la medicina, dato che nel corpo umano l’asse endocannabinoide, il controllo delle emozioni, l’aggressività, la depressione, l’ansia il sistema di gratificazione e ricompensa, la spinta motivazionale, le dipendenze, l’eiaculazione precoce, addirittura l’immagazzinamento e l’estinzione dei ricordi. E molto altro, praticamente include patologie di quasi tutte le specializzazioni mediche.
Il CBD tra le molte proprietà, contrasta i danni da eccesso di adrenalina, diventata la malattia sociale del terzo millennio, dato che quando è prodotta cronicamente in eccesso, richiama tutti gli ormoni dello stress, i temibili glucorticoidi, dal cortisolo alle citochine infiammatorie alla prolattina, i quali abbattono le difese e sono la causa primaria delle più importanti patologie. Ad esempio l’abitudine di fare sport la sera perché di giorno si lavora comporta una produzione eccessiva di adrenalina nel momento in cui la fisiologia la abbatte, per preparare l’organismo al sonno e lasciare spazio alle funzioni riparative biologiche del rito circadiano notturno, che risulta così pesantemente alterato, dai disturbi del sonno, alla regolazione metabolica, ai processi infiammatori e addirittura alla stessa risposta immunitaria.
La ricerca farmacologica ha portato un nuovo farmaco innovativo a base di CBD, l’Epidiolex, che riduce efficacemente le crisi epilettiche, solo che costa moltissimo ed è purtroppo a disposizione per i più ricchi, nella sua esperienza clinica in molti decenni sui pazienti epilettici, il prof. Gabriele fa comprendere che l’uso dell’integratore fitocomplesso in precise dosi, ottiene sempre risultati eccellenti.
L’asse endocannabinoide vale la pena di segnalarlo, controlla i seguenti neurotrasmettitori:
- La serotonina, definita ormone del piacere e della regolazione della fame, del sonno, della motilità intestinale, della pressione sanguigna e della contrazione delle arterie, stimola la muscolatura liscia dei bronchi, della vescica e dei vasi intracranici regolatori a loro volta degli attacchi di emicrania, inoltre controlla la sessualità, la funzione erettile e l’eiaculazione precoce.
- La dopamina conosciuta come l’ormone dell’euforia, afferisce alla sfera del piacere e al meccanismo della gratificazione e della ricompensa. Quindi cibo, il sesso, la musica e anche il consumo di sostanze stupefacenti e la dipendenza da effetti potenti dopaminergici (da cui il termine doping).
Questo neurotrasmettitore regola il controllo dei muscoli, la motivazione personale, il sonno, l’umore, la memoria e l’apprendimento. Attiva la sensazione di nausea e vomito nell’apparato gastrointestinale.
Funziona da antagonista della prolattina, importante ormone dello stress che inibisce il desiderio sessuale, altera il ciclo mestruale e può causare adenomi.
Bassi livelli di dopamina causano depressione, isolamento, rabbia e frustrazione, mentre elevati livelli sono alla base dei comportamenti di dipendenza, anche tossica e autolesionistica.
- La noradrenalina o norepinefrina si attiva in risposta agli stress psicofisici e accelera la frequenza cardiaca, aumenta il rilascio di glucosio e il flusso sanguigno ai muscoli scheletrici. In sinergia con l’adrenalina o epinefrina, la noradrenalina prepara l’organismo alla cosiddetta reazione mammifera di attacco o fuga. In condizioni di pericolo libera energie metaboliche per sostenere uno sforzo fisico violento, alzando la pressione arteriosa attraverso la vasocostrizione.
Nella ricerca clinica il primo obiettivo che mi sono posto è la dose minima farmacologica efficace per le diverse tipologie di disturbo psicofisico” racconta il professor Gabriele che ha individuato la prime linee guida di efficacia clinica del cannabidiolo, arrivando a formulare un estratto della magnolia, il Reactiv CBD fitocomplesso, quindi con tutto l’effetto definito “entourage”, orchestrale, dei composti terpeni, capace in natura di mimare l’attivazione dell’intero sistema endocannabinoide.
I benefici terapeutici del CBD sono estesissimi, addirittura estesi al trattamento della sindrome da fragilità ossea. Il dott. Gianfranco Pisano, medico specialista esperto in osteoporosi, ha inserito il CBD nel protocollo clinico della rigenerazione ossea. Inoltre, l’osteoporosi indotta da glucocorticoidi (ormoni dello stress come il cortisolo) è una delle forme secondarie maggiormente diffuse e l’uso dei corticosteroidi, come il cortisone, agisce danneggiando il metabolismo.
Il CBD agisce da antagonista e riparatore dei danni biologici prodotti dall’uso prolungato dei farmaci cortisonici e dall’attivazione cronica del cortisolo e derivati.
La letteratura scientifica sul CBD è enorme e anche le proprietà terapeutiche che in maniera naturale, endogena, senza effetti collaterali, possono consentire di rispondere con efficacia alle molte patologie e disturbi purtroppo resistenti ai trattamenti farmacologici tradizionali.
Campi medici di applicazione del CBD
Molte ricerche internazionali hanno dimostrato l’efficacia di estratti e concentrati di CBD per combattere i sintomi di varie malattie spesso croniche e/o degenerative come il Parkinson, l’epilessia (nello specifico per la sindrome di Dravet, sindrome di West, sindrome di Lennox-Gastaut), l’ansia, gli attacchi di panico, la depressione e le malattie psichiatriche gravi come la schizofrenia.
Alcuni paesi stanno già avvalorando con l’utilizzo pratico diversi studi, che indicano l’efficacia del CBD nel trattamento delle dipendenze (da droga ma anche alcool) mentre tutte le malattie di tipo infiammatorio come psoriasi, sclerosi multipla, varie tipologie di artrite e malattie infiammatorie croniche intestinali si sono dimostrate soggette agli effetti positivi del CBD come pure tutte le patologie che necessitano una stimolazione dell’appetito (compresa l’anoressia e la sintomatologia derivanti dai trattamenti chemioterapici) o di effetto antiemetico.
Parallelamente proseguono con entusiasmo gli studi sulle proprietà antiossidanti che parrebbero essere oro puro per combattere l’invecchiamento delle cellule e contrastare malattie come il Parkinson e l’Alzheimer che tutt’oggi non hanno cure mediche definite.
Cosa dice la legge sul CBD
Al momento non esiste normativa specifica in Italia che categorizzi il CBD e sancisca limiti percentuali per l’assunzione. Recentemente il Ministero della Salute ha precisato che il CBD non è inserito tra le sostanze stupefacenti e che per questo motivo dovrebbe essere disciplinato dalla normativa vigente di medicinali (il D.LGS 219/2006).
A inizio anno il Ministero della Salute ha promesso un chiarimento relativo all’utilizzo del CBD, che sarà inserito nella revisione da tempo promessa sulla legge riguardante la Cannabis (attualmente poco chiara e decisamente ancor meno realistica sulle sue destinazioni di utilizzo, soprattutto per quanto riguarda le infiorescenze).
Evidenze scientifiche sulle qualità terapeutiche del CBD
Di recente il CBD è stato inquadrato come principio attivo farmacologico in Inghilterra mentre sono ormai da diversi anni stati immessi nel mercato europeo alcuni farmaci a base di derivati della Cannabis che contengono alti livelli di CBD, come il Sativex (impiegato soprattutto per combattere la rigidità muscolare conseguente a patologie come la Sclerosi Multipla).
Intanto un rivoluzionario farmaco che utilizza altissime concentrazioni di CBD per contrastare gravi forme di epilessia pediatrica farmaco-resistente, l’Epidiolex, è ancora in attesa di approvazione in Europa nonostante numerosi studi importanti ne confermino la sua efficacia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato lo scorso dicembre uno studio di ben 27 pagine in cui dichiara che il CBD non è pericoloso e non è etichettabile come sostanza stupefacente. Inoltre il presente documento sottolinea come numerosi studi scientifici, svolti da enti di ricerca riconosciuti (come il New England Journal of Medicine citato nel documento) sostengano l’utilizzo farmacologico del CBD nella cura di numerose gravi patologie.
Eccole le parole dell’OMS: “il CBD è un principio attivo dal promettente futuro medico, speriamo solo che il governo italiano riservi al CBD le approvazioni che merita anche nel nostro paese”.
Conosciamo meglio il prof. Paolo Walter Gabriele
Il prof Paolo Walter Gabriele è neurologo e neurochirurgo, docente in numerose Università italiane e socio della American Academy of Neurology, una società professionale che rappresenta oltre 36.000 neurologi e neuroscienziati.
Dopo un’attività di lavoro per molti anni rivolta alla chirurgia del sistema nervoso, da oltre un decennio si occupa soprattutto di neuropsicopatologia, di cerebrovasculopatie, cefalee, epilessie, morbo di Parkinson, Alzheimer e demenze.
Ha pubblicato diversi lavori scientifici sullo studio delle attività cognitive e della demenza, lo studio dei disturbi neuropsicologici nell’anziano e lo studio della farmacoterapia nelle attività cognitive.
- È stato docente di NEUROCHIRURGIA presso la “Scuola Infermieri” dell’Università di Brescia dal 1973 al 1979.
- Docente di NEUROCHIRURGIA presso la “Scuola infermieri” della ex USL FR 10 di Cassino (attuale ASL FR) dal 1985 al 1996.
- Docente di PSICOLOGIA presso l’ISEF de L’Aquila – sede di Cassino – nell’anno accademico 1992/93
Docente, per gli anni accademici 1993/94, 94/95, 95/96, 96/97 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Università degli studi di Cassino, del corso di NEUROLOGIA E NEUROPSICOLOGIA. - Titolare, a contratto, dell’insegnamento di STORIA DELLA PSICOLOGIA, presso l’Università degli Studi di Cassino, per l’anno accademico 1997/98.
- Titolare, a contratto, dell’insegnamento di PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO del Corso di Laurea in Scienze dell’educazione, presso l’Università degli Studi di Cassino, per gli anni accademici 1998/99, 99/2000, 2000/2001.
- Titolare, a contratto, dell’insegnamento di NEUROLOGIA presso il Corso di Diploma Universitario per Infermieri dell’Università “LA SAPIENZA” di Roma per gli anni accademici 1997/98, 1998/99, 1999/2000, 2000/20001, 2001/2002, 2002/2003.
- Titolare, a contratto, dell’insegnamento di NEUROLOGIA presso la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Cassino, per numerosi anni accademici dal 2003 a tutt’oggi.
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